Una delle cose più frustranti per una persona che parla spagnolo come me è la mediocrità.
Conosco lo spagnolo sì, ma non perfettamente. So farmi capire e so capire quello che mi viene detto, ma spesso ho l’impressione che sia tutto merito della lingua italiana: comprendo il contesto grazie a parole chiave che suonano simili in italiano e posso rispondere traducendo in spagnolo le frasi esattamente come le direi in italiano.
Quando vivevo in Spagna e mi ritrovavo nel bel mezzo di una discussione interessante, mi capitava spesso di dire cose sconclusionate. Volevo agire velocemente, dire subito quello che pensavo, mi facevo dominare dalle emozioni e… alla fine non riuscivo a produrre neanche una frase di senso compiuto.
Ma come è possibile che dopo così tanti mesi in Spagna non sia ancora in grado di parlare decentemente?
Mi dicevo, con rabbia.
Tendevo a colpevolizzarmi specialmente quando mi confrontavo con i miei amici, molti dei quali italiani come me, ma migliori di me. Decisamente migliori di me.
Un giorno, trovai lavoro come scrittrice per il sito web di un’azienda locale. Dovevo scrivere in italiano, ma spesso avevo il compito di produrre brevi testi in spagnolo oppure di fare alcune traduzioni tra le due lingue.
Sono sempre stata una persona tanto impulsiva nella comunicazione orale, quanto riflessiva in quella scritta. Quel lavoro, il primo di una lunga serie, si rivelò perfetto per me.
Mi ritrovai a mio agio con una tastiera e un vocabolario alla mano, anche se devo ammettere che non ne abusai: mi bastava riflettere sulle conoscenze linguistiche che già avevo acquisito, le stesse che in una discussione tra amici faticavano a emergere, ma in un testo scritto davano il meglio… di me.
In quei giorni erano venuti a trovarmi degli amici dall’Italia e, passeggiando insieme tra las calles della città, mi ritrovai a parlare loro del mio nuovo lavoro.
Accadde di nuovo. Mi accorsi di non riuscire a spiegare esattamente quali fossero i miei compiti e il mio ruolo. Saltai di palo in frasca, spostandomi dal piano emotivo a quello razionale, prima ancora di riuscire a esprimere un concetto. E stavo parlando in italiano!
Quando tornai a casa, quella sera, mi misi seduta in terrazza a guardare il tramonto, con una caña fresca in mano e un piattino di pan con tomate sul tavolino a fianco a me.
Ero fatta così, ero sempre stata fatta così: con la testa piena di pensieri e ora pure di una lingua in più. Non per questo, però, avevo smesso di fare esperienze e imparare cose.
E se la forma del mio comunicare in italiano non era lineare, perché in spagnolo avrebbe dovuto essere diversa?
Forse, la percezione della conoscenza che pensiamo di avere può essere diversa dalla conoscenza che davvero abbiamo di una lingua.
Forse, sapevo più spagnolo di quanto credessi.
E se anche tu sapessi più di quanto credi?