Questione assai dibattuta. Meglio vedere film in lingua spagnola sottotitolati o lanciarsi all’avventura provando a capire ciò che si può?
Qualche tempo fa lessi un articolo che diceva “la vita non è sottotitolata! Goditi il film!”. Eh già… ma il rischio di demoralizzarsi è alto. Quindi, questa è una prima massima: se capite più del 70%, abbandonate la copertina di Linus, trascinate il vostro cervello fuori dalla zona de comfort y… a buscarse la vida! Invece, se capite meno del 30% … Continuate con i sottotitoli, facendoci cadere l’occhio solo quando necessario! (Non è facile, il cervello vi suggerirà costantemente di leggere). Orbene: in tutti gli altri casi, che fare con i sottotitoli?
Vediamo quattro proposte di transizione per abbandonare gradualmente i sottotitoli in spagnolo:
1. Guardate un film già visto varie volte (almeno due o tre) nella vostra lingua.
Il film preferito, o uno di quei classiconi che passano ogni vigilia di Natale. Così potrete concentrarvi sulle espressioni impiegate senza dover prestare attenzione alla storia.
2. Fatto? Già a corto di materiale? Passate a episodi di serie! Hanno il vantaggio di essere brevi, quindi manterrete alta la concentrazione. Cercate di guardare per un certo periodo la stessa serie, così avrete il tempo di abituarvi al tipo di linguaggio, le espressioni ricorrenti e al modo di parlare dei personaggi.
3. E ora tocca ai cartoni. Perfetti per imparare slang e non annoiarsi sono quelli di Matt Groening. Avere dei bambini aiuta enormemente, poiché amano rivedere decine di volte ciò che già conoscono e sono, inspiegabilmente, sempre in possesso del telecomando. Provate a metterli davanti a un cartone animato in spagnolo. In pochi mesi parleranno meglio di voi (e non potrete vedere altro in t.v.)
4. Ricorrete a film con pochi dialoghi. Film di paura, d’azione o film di cinema indipendente con quelle stupende inquadrature di venti minuti sul gomito del protagonista. Oppure, ancora, cortometraggi. In Spagna se ne producono a bizzeffe. Il corto sta al film come il fumetto al romanzo. Per gustarlo fino in fondo, deve essere fruito nella lingua in cui è stato pensato.
Non mi resta che augurarvi una buona visione!
(E magari, fatemi sapere come è andata)